LA SCUOLA DI DOMANI

Valentina Vezzali, nell'articolo che riporto nel link qui sotto, parla di "giorno storico". Ne sono convinta, lo è sicuramente. Era auspicabile da anni che l'attività motoria fosse insegnata da chi ha una preparazione universitaria lunga cinque anni!

Ma poi all'interno dell'articolo leggo una serie di inesattezze e di informazioni che mi fanno accapponare la pelle. Queste stesse inesattezze creano false idee in chi legge e, a quanto sento, sono idee che sbandierano in molti dei "non addetti ai lavori" (leggi: persone che a scuola non ci hanno mai messo piede se non per inaugurare qualcosa).

Eccole qui di seguito:

 

- "Fino ad oggi, alle elementari i bambini facevano solo un’ora di educazione fisica alla settimana, sotto la supervisione generale del maestro unico, che di solito si traduceva in qualche corsa libera e gioco con la palla."

Oltre a chiamare ancora "elementari" la Scuola Primaria, questa è una grandissima inesattezza. Molte mie colleghe, in particolare le più giovani, ma anche colleghe prossime alla pensione, preparano percorsi motori per migliorare gli schemi motori di base, giochi di squadra come flagfootball o rugby o pallacanestro (e non "gioco con la palla") in cui i bambini imparano il fairplay, tengono conto nelle loro lezioni di chi è sovrappeso, di chi non ha mai fatto sport, di chi ha problemi motori, di chi ha difficoltà nel rispettare regole, di classi miste, di palestre minuscole, di carenza di materiale, di carenza di personale.

Ah, il maestro unico non esiste da più di 30 anni.

 

- "Ora si cambia: le ore diventano due, come una vera e propria materia curriculare. E soprattutto, ci sarà un vero insegnante di educazione motoria."

Tutte le insegnanti saranno sicuramente contente dell'aggettivo "vero". Ma, a parte il poco tatto, ci sono altre inesattezze. L'educazione motoria è sempre stata una "vera e propria materia", con un giudizio e una programmazione dedicata. Che venisse relegata ad una sola ora, questo è corretto, dalla classe seconda in poi.

Ma qui si aprono due enormi dilemmi, ed il primo è quello che ogni anno non fa dormire di notte le insegnanti:

 

1) Se l'educazione motoria passerà da una a due ore settimanali (bene, bravi, siamo tutti contenti di questo salto in avanti), i casi sono due: o aumenteranno le ore settimanali di lezione (per intenderci, da 27 a 28 per chi ha orario antimeridiano e da 30 a 31 per chi ha i rientri) o, e sarà questo il caso, dovremo togliere un'ora a qualche altra materia.

 

Piccolo riassunto delle ore di lezione per ogni materia (prendo come esempio la classe terza):

Italiano: 7 ore

Matematica e geometria: 7 ore

Inglese: 3 ore

Storia: 2 ore

Religione (o attività alternativa): 2 ore

Scienze, Geografia, Arte, Tecnologia, Ed. Motoria, Musica: 1 ora

Educazione civica: trasversale

 

Cosa tagliamo? Un'ora di inglese, tanto combattuta negli anni che furono? Un'ora di storia, così che farà la fine di geografia e diventerà un ammasso di nozioni da imparare alla svelta?

Però, non sia mai che venga toccata un'ora di religione (e qui mi taccio...).

La cosa più intelligente sarebbe aumentare 1 ora di lezione, cominciare ad eliminare il sabato e fare un rientro per tutti. Ma questo vorrebbe dire anche aumentare l'organico e il personale ATA, spendere di più per l'istruzione e tutto ciò che ne consegue. Crediamo davvero che succederà questo, per quanto ce lo stiamo augurando?

 

2) Il secondo dilemma sta nella preparazione PEDAGOGICA dell'esperto di scienze motorie. Temo proprio che, come è già successo con il concorsone del 2012, frotte di aspiranti insegnanti al grido di "troviamoci il posto fisso statale" si riverseranno a dare questo esame che non terrà assolutamente conto di tutta quella esperienza didattica che, ad esempio, le studentesse della facoltà di Scienze della Formazione Primaria stanno facendo da ormai più di 10 anni.

 

La qualità della scuola italiana, in particolare della Scuola Primaria, è molto alta rispetto alla media europea e anche mondiale. I nostri curricoli sono sempre stati ricchi ed elaborati, le insegnanti (la maggior parte) preparate e professionali, l'asticella sempre molto alta. Ragionare a compartimenti stagni, in tutti i campi, è la sciocchezza più grande che si possa fare. Si rischia di avere un successo personale a discapito di un bene più grande: l'istruzione dei bambini.

 

Quindi, signora Valentina Vezzali, sono molto contenta del grande passo storico nel riconoscimento di una figura più professionale, glielo dico da Istruttrice di minibasket da quasi 20 anni, quindi non proprio la prima arrivata sul campo.

Questa nuova figura sarà sicuramente più preparata sulla materia, ma temo meno ferrata sulla psicologia infantile.

Mi permetto di chiederle di curarsi non solo del "passo in avanti", ma di quei laureati in Scienze Motorie (e ne conosco di bravissimi) che vogliono veramente diventare insegnanti, che hanno voglia di essere pagati poco per il lavoro effettivo che fanno, che non perderanno di vista i bambini quando dovranno compilare infiniti moduli e avranno poco tempo per programmare, che capiranno la responsabilità enorme nelle loro mani anche se la società li considera degli scansafatiche. E' pronta a insegnare loro tutto questo?

Se la risposta è sì, benvenuti, nuovi colleghi, spero sia davvero un nuovo inizio per tutt*.

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/.../educazione.../6372475/

GRAMMATICA CON LA LIM

In previsione di un articolo più dettagliato sulla L.I.M. (Lavagna Interattiva Multimediale) propongo una lezione di #italiano sugli #aggettivi con l'utilizzo di questo strumento tanto utile quanto usato superficialmente.

 

👩‍🏫 PRESENTAZIONE ARGOMENTO

I bambini sanno già che cos'è un aggettivo, avendo affrontato l'argomento in seconda. Quest'anno però andremo più a fondo e, per ricordare loro di cosa stiamo parlando e per verificare quanto "è rimasto", ho pensato (e creato) un gioco alla LIM usando PowerPoint ed un espediente liberamente tratto dai libri di Geronimo Stilton. 🐭

 

INDOVINA IL NOME [trovi il file nella sezione MATERIALE --> QUI]

 

Dopo aver giocato tutti insieme, i bambini dovranno creare un #indovinello per i compagni usando solo aggettivi.

 

🗄️ SPIEGAZIONE e CLASSIFICAZIONE

Credo ancora fermamente nell'importanza della #scrittura per fermare e rielaborare un argomento, ancora di più se questa è fatta in corsivo. Richiede tempo ed allenamento, ma diversi studi dimostrano che ciò che viene scritto di proprio pugno è più facilmente memorizzabile.
Quest'anno dovremo anche imparare a CLASSIFICARE gli aggettivi, cominciando in questa prima fase con i semplici aggettivi qualificativi e procedendo con i possessivi, numerali e così via.

 

🖥️ GIOCHI GRAMMATICALI: CACCIA ALL'AGGETTIVO e CRUCIVERBA

Anche per questo gioco mi avvarrò dell'uso della LIM. In un'immagine (modificata con photoshop) nasconderò delle parole. I bambini dovranno cercare e cerchiare solo gli aggettivi.
[L'immagine che potrete proiettare sulla vostra LIM la trovate qui sotto!]

 

Ho creato anche un #cruciverba un po' particolare, così da poter lavorare anche sul riconoscimento delle emozioni, argomento non così scontato quanto sembra: i bambini dovranno capire l'aggettivo da inserire osservando bene l'immagine che ritrae Osvaldo, Caterina e Tristano, i fratelli Attributi!
Il cruciverba lo trovate QUI --> https://learningapps.org/display?v=p8p8p0t8a18

 

📖 RISPARMIO e CONSOLIDAMENTO

Creare giochi alla LIM mi permette anche di risparmiare molta carta! Avendo 40 alunni, una sola pagina di esercizi si trasforma in 40 fogli da stampare, ritagliare e, inevitabilmente,in tanta carta da sprecare.
In più, mentre i bambini a terzetti o a coppie giocano alla LIM in autonomia, posso aiutare chi ha più difficoltà nel ripasso e dare un'ulteriore spiegazione.

 

🖱️ ANALISI GRAMMATICALE

Chi ha detto che PowerPoint è obsoleto?!  Lo trovo un ottimo modo per aiutare chi fa un po' di difficoltà nel trovare il bandolo della matassa dell' #analisigrammaticale!
Per un buon ripasso generale, vi propongo un esercizio con suggerimenti! 💡

 

Eccola qui --> https://1drv.ms/p/s!AsXlUnEND3EvkkbS0indfDdkGyay

 

🤓 APPLICAZIONE ha due significati

Durante lo studio della grammatica, come anche della matematica, ai bambini sfugge l'applicazione "materiale" di ciò che si sta studiando. L'anno scorso ho trovato una bellissima #applicazione che quest'anno userò con i bambini:

SWAP TALES è una bellissima APP #android che permette al lettore di "interagire" con la storia. Cambiando gli aggettivi, i personaggi e gli oggetti cambiano le proprie caratteristiche, permettendo così di andare avanti con l'avventura.

Per scaricare l'app --> https://play.google.com/store/apps/details…

 

🖊️ SCRITTURA: la descrizione

L'ultima tappa del percorso sarà passare dal quaderno di Grammatica a quello di Scrittura, dove affronteremo un nuovo tipo di racconto: la descrizione.
A questo proposito, suggerisco il libro "Gli Sporcelli" di Rohal Dahl, un esilarante racconto pieno di aggettivi e descrizioni "schifose" dei personaggi della storia. 

L'ADHD

In questo articolo vorrei parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e su cui si hanno ancora molti pregiudizi.

 

CHE COS'E' L'ADHD? (spiegato senza paroloni)

L'ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo che essenzialmente non permette ai bambini di stare concentrati e/o di governare i propri impulsi. Dico "essenzialmente" perché in realtà ha mille sfaccettature che vanno dal non riuscire a stare fermi al perdersi nel proprio mondo senza disturbare, ma anche senza darti ascolto. In chiave scolastica, entrambi i comportamenti sono problematici sia per il bambino che per la gestione dello stesso all'interno del gruppo classe.
DISATTENZIONE, IPERATTIVITA' e IMPULSIVITA' sono i tratti caratteristici di questo disturbo. Possono presentarsi tutti e tre, uno solo, o in una combinazione. Come ogni individuo è diverso, diversa è anche la manifestazione e l'intensità di queste caratteristiche.
Le principali difficoltà che un bambino (più alta l'incidenza sui maschi che sulle femmine) può avere sono:

- facile distrazione
- impossibilità nel seguire indicazioni
- difficoltà di prestare attenzione ad un compito con conseguenti errori di distrazione
- si dimentica gesti ed azioni quotidiane (ad esempio: mettere i libri nello zaino, portare l'astuccio, ecc...)
- tendenza a perdere le cose
- tendenza a fantasticare
- difficoltà a stare fermo sulla sedia
- difficoltà nel mantenere un tono di voce adeguato, anche mentre gioca
- tendenza ad essere prolisso
- difficoltà a rispettare il proprio turno

In un adulto tutto questo può portare a:

- ansia
- bassa autostima
- facile frustrazione
- ritardo cronico
- noia cronica
- cambi repentini di umore

 

👩‍🏫 COSA FARE IN CLASSE?

Come può l'insegnante far fronte a queste difficoltà? Innanzitutto, e non è scontato dirlo, le strategie di utilizzare sono per AIUTARE IL BAMBINO, non per aiutare l'insegnante e rendere tranquillo il proprio lavoro. Quest'ultima è una conseguenza. Quindi, il presupposto è limare il disagio che si crea nel bambino (che reagirà in mille modi possibili e immaginabili) ed aiutarlo in un approccio sereno al contesto-scuola. Come? Ecco degli accorgimenti: ⤵️

 

🍰 SUDDIVIDERE IL COMPITO IN PARTI PIU' PICCOLE in modo che il bambino riesca a concentrarsi su uno step alla volta
🧘‍♀️ CONCORDARE DEI MOMENTI DI PAUSA, possibilmente alla stessa ora, in cui il bambino è libero di pensare a ciò che vuole
🖖 CONCORDARE DEI SEGNALI comprensibili solo dal bambino e l'insegnante (io ad esempio tocco la testa) per riportare gentilmente l'attenzione sul compito
✔️ AVVIARE IL BAMBINO A PROCEDURE DI AUTOCONTROLLO del proprio prodotto scolastico
📖 DETTATURA DEI COMPITI ad un orario stabilito

 

Alcuni insegnanti si avvalgono anche dell'uso della TOKEN ECONOMY 💰 il RINFORZO POSITIVO tramite stelline, stickers, premi e affini. Non mi piace particolarmente questo metodo, anche se, in casi più difficili, può essere un inizio per trovare strategie comuni, riconosciute da adulto e bambino.

 

👓 NOTA PERSONALE: quando mi è capitato di approcciarmi con bimbi iperattivi (o presunti tali), ho trovato che la prima cosa che mi "chiedevano" a gran voce era l'essere considerati. Molto spesso per questi bambini vale tutto: voglio che l'adulto mi noti, e se mi deve notare per un comportamento eccessivo o sbagliato poco importa, almeno mi ha guardato. Ho fatto caso ad un fil rouge che collega questi bambini, a cui mi sono affezionata particolarmente: volevano essere impegnati, sempre, anche se con qualcosa di futile, per loro era energia che andava a concentrarsi in qualcos'altro che non fosse la propria frustrazione. Alcuni erano frustrati perché non riuscivano, altri perché oberato da situazioni familiari complicate, altri perché semplicemente dotati di buon intelletto ma scarsa autostima.
Ho trovato molto appagante e gratificante creare un legame personale con loro, far capire che c'ero, in qualsiasi caso, anche silenziosamente durante qualche sfuriata.

 

E voi? Come vi comportate o vi siete comportati con bambini che presentano queste caratteristiche? Avete altri suggerimenti o tecniche?

IL COLLOQUIO CON LA DIRIGENTE

Tre mesi prima, l'ultima frase che mi disse la dirigente fu "scegli bene a settembre", come se già sapesse, forte della sua annale esperienza.

Avevo scelto bene, ero tornata. Fuori dall'ufficio le ragazze e le donne neoassunte erano in fibrillazione. Io di una pacatezza che non mi appartiene. L'entusiasmo di cui sopra mi portava ad essere gioiosa più che tesa. Forse questa cosa è trapelata, visto che l'atmosfera mi pareva distesa e i sorrisi pronti. Nella mia ingenuità, ho pensato che avrei potuto continuare ciò che l'anno precedente avevo cominciato, chiaramente con più ore e più classi. L'inglese è sempre stato il mio cavallo di battaglia. Insieme alle attività motorie e alla musica. Insomma, tutto quello che NESSUNO vuole mai fare. Ero tranquilla, confidente. La dirigente e la vicaria mi conoscevano, avevano inteso la mia esuberanza (da contenere, ma comunque costruttiva) e volevano valorizzarmi.

"Allora, abbiamo pensato che potresti insegnare italiano nelle prime entranti!".

Il mio sorriso si è stampato in faccia, un brivido freddo lungo giù la schiena. Italiano? In prima?? Un onore, un onere. Non sapevo se gioire o meno, il cuore a mille. Non sapevo da dove cominciare. Mi è venuta in mente la mia maestra di italiano, l'importanza che ha avuto per me, le innumerevoli cose che mi ha insegnato e ancora adesso so. Una parola sola in testa: responsabilità.

Era una domanda-non-domanda. Mi stavano assegnando un compito che non ero sicura di poter sopportare. Ma non si può dire di no ad una sorridente dirigente. La fiducia che ha riposto in me era troppa per poter declinare. Rimboccarsi le maniche e via andare.

Dopo quel colloquio, ho capito che sarebbe stato un lungo ed intenso anno.

In verità, le parole giuste erano: infinito e al cardiopalma. Ma l'ho capito dopo.

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L'ASSEGNAZIONE

Al mio ritorno sono stata acclamata nemmeno fossi campionessa del mondo di qualcosa. Eppure era così, il tempo indeterminato mi aspettava. Mutui e nuove spese mi sono subito venute in mente...ma a parte il fisco, ho pensato alla tanto agognata indipendenza.Una mattina, al provveditorato, mi aspettava una scelta da prendere, il mio futuro da scrivere sotto forma di firma in calce. Appena entrata, mi sono sentita come se avessi un mirino sulla fronte: le insegnanti mi guardavano quasi con disprezzo, "questa è di sicuro entrata con il concorso" sussurravano, "chissà quanti anni ha". Il disagio nel dimostrare 18 anni a fronte di 29, non è facile da superare nella vita quotidiana...figurarsi con dei possibili futuri colleghi. La scelta, in definitiva, è ricaduta su una scuola in cui feci un anno di supplenza. Conoscevo l'ambiente, diversi colleghi, i bambini. Mi è sembrata la scelta più ovvia.In quella sede ho conosciuto due mie future colleghe. Il mio disagio stava via via svanendo.Mia madre era comunque più contenta (e cosciente) di me.

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IL POSTO FISSO

L'assegnazione del posto fisso, per un'insegnante come me, 29 anni, pochi punti in graduatoria e un errore dei sindacati che mi fece saltare tre anni di lavoro, pareva un miraggio. Il concorsone, passato senza infamia e senza lode, mi era parso una grandissima perdita di tempo ed energie, una farsa burocratica che mi aveva fatto vedere tutti i limiti della scuola italiana: insegnanti preparati molto sulle leggi, ma poco sui contenuti; l'utilizzo della tecnologia limitato alla pagina di word; la conoscenza dell'inglese (il concorso è ABILITANTE) pari a sottozero dalla maggior parte dei candidati; un'occhio alla forma e non alla sostanza che mi aveva fatto solo disperare.

Eppure l'ho passato, sono rimasta in attesa, nel frattempo ho preso un volo per l'Inghilterra, dove tramite due colloqui via skype e una full immersion di due giorni a Londra, sono diventata insegnante di inglese a ragazzi stranieri.

Lontana da casa, non conoscevo nessuno, la città bella ma non mia, avevo comunque una prospettiva per fare ciò che mi piaceva di più: insegnare.

Il giorno che mia madre mi chiamò dicendomi che avevo ricevuto una nomina per entrare in ruolo non ci credevo veramente.

Ero fuggita dall'Italia e ora l'Italia mi richiamava prepotentemente a sé. "I tempismi sono veramente sbagliati" pensai. Lo erano, ma non potevo farmi sfuggire l'occasione.

Un biglietto d'aereo costato troppo mi ha riportato a Pesaro. Ero entusiasta: IL POSTO FISSO! Io, 29 anni, con 3 anni di esperienza.

Un po' di paura si è fatta largo tra l'entusiasmo.

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